Category: Avanzato

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Canzone: Simili

Canzone: Simili
di Laura Pausini
Difficoltà: avanzato
Tempi: presente, passato prossimo, futuro

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Our first request here on My Italian Diary – this one from Giuseppe! This is the title song from Laura Pausini’s brand new album just released November 6.

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Sono scappata via
quando mi sono vista dentro ad un labirinto
senza decidere

Ospite in casa mia
con sillabe d’amore tutte al pavimento
come la polvere

Ma arrivi tu che parli piano
e chiedi scusa se ci assomigliamo
arrivi tu da che pianeta?
Occhi sereni anima complicata
anima complicata

Io così simile a te
a trasformare il suono della rabbia
io cosi simile a te
un bacio in fronte e dopo sulle labbra
la meraviglia di essere simili
la tenerezza di essere simili
la protezione tra esseri simili

Non mi domando più
se ci sarà qualcuno a tendere la rete
pronto a soccorrere
me lo ricordi tu
chi vola impara a sfottere le sue cadute
come a difenderle
e così fai tu e nascondi piano
la tosse e il cuore nella stessa mano
arrivi tu
che sai chi sono

Io così simile a te
a trasformare il suono della rabbia
io cosi simile a te
un bacio in fronte e dopo sulle labbra
la meraviglia di essere simili
la tenerezza di essere simili

Arrivi tu che fai passare
la paura di precipitare

Io cosi simile a te
liberi e prigionieri
della stessa gabbia
io cosi simile a te
un bacio in fronte e dopo sulle labbra
la meraviglia di essere simili
la tenerezza di essere simili
la commozione per essere simili

 

La Ghigliottina 24/9/2015

L’Eredità is a popular game show in Italy. It’s a lot of fun for intermediate to advanced learners of Italian, too! The game revolves around 6 players (La Sfida dei 6). There are currently 6 trials in the game: Gli Abbinamenti (matching), Vero o Falso (True or False), I Fantastici Quattro (The Fantastic Four, a multiple choice game with dates), La Scossa (The Tremor, a game in which the contestants must NOT choose the right answer in a long list of possible answers), Il Triello (like a duel but with three players), e La Ghigliottina, the part shown below. La Ghigliottina (The guillotine) is so called because as the player chooses between two possible words, choosing the wrong word results in cutting the players possible winnings in half. Once five words are chosen, the player then has one minute to think of a word that creates a phrase with each of the other words. If he guesses right, he wins!

This game is meant to be difficult for Italians, so it certainly won’t be easy for you! Try it though! Give yourself a little extra time by stopping the video at about 5:40. I’ve hidden what comes after that point in the transcript below. Simply click to reveal the answer. Then download the study sheet below and see how much of what Carlo Conti says you understood!

Note: The Study Sheet reveals the answer! So try it first before you download! Stop the video at 5:40. The transcript below is safe – click to reveal the rest of the transcript when you’re ready!

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Trascrizione: La Ghigliottina 24/9/2015
di L’Eredità (RAI) con Carlo Conti
Difficoltà: avanzato

Carlo: Eccoci di nuovo insieme. Evelyn! La nostra nuova campionessa. Dimmi la verità. Quanto sei emozionata in questo momento?

Evelyn: Parecchio.

Carlo: Ah sì.

Evelyn: Sì.

Carlo: Hai proprio terrore negli occhi. Rilassati.

Evelyn: Ah speriamo che vada bene ma…

Carlo: Pensa che solo potresti vincere centoquarantamila euro. Basterà capire la parola. È la parola che è scritta in questa busta. Allora la nostra Evelyn eh… insomma… aspira a diventare avvocato, ha già fatto il praticantato e viene dalla provincia di Verona

Evelyn: Da Legnago.

Carlo: Da Legnago ed è accompagnata da una carissima amica che si chiama Silvia. Silvia, come la vedi, molto tesa, no?

Silvia: Molto tesa, sì.

Carlo: Che cosa possiamo fare?

Silvia: Ah… Falle un grandissimo “in bocca al lupo”!

Carlo: Questo da parte tua e l’applauso e il calore del pubblico mentre indossi la cuffia. Mi senti? Forte e chiaro?

Evelyn: Fortissimo.

Carlo: E allora iniziamo per centoquarantamila euro. Prima scelta fra queste due parole: Giorno…. Giornale.

Evelyn: Giorno.

Carlo: Ghigliottina. Ahi… era giornale. Dimezzato ammontare premi settantamila euro. Seconda parola. Bianco…. Banco.

Evelyn: Banco.

Carlo: Ghigliottina. Ahi. Era bianco. Dimezzato ancora ammontare premi trentacinquemila euro. Siamo alla terza parola. Prove…. Proverbi.

Evelyn: Prove.

Carlo: Ghigliottina. Oh! Ancora dimezzato diciassettemila cinquecento euro. Era proverbi. Siamo alla quarta parola. Fiera…. Fiero.

Evelyn: Fiero.

Carlo: Ghigliottina. Dimezzato ancora. Era fiera. Ottomila settecentocinquanta euro. L’ultima parola tra queste due. Mangiare…. Divorare. Quale scegli?

Evelyn: Divorare?

Carlo: Vediamo se almeno l’ultima l’hai presa. Ghigliottina. Sì! L’ultima va bene. Ottomila settecentocinquanta euro. Un minuto per pensarci. Via.

Scade il tempo. Evelyn… a te. No lo devi scrivere dall’altra parte. Lì c’è scritta….

Però puoi rigirare. Però stavi scrivendo dalla parte dove c’è scritta L’Eredità. Sei proprio emozionata. Evelyn sei proprio… eh? Tesissima. Togliti pure la cuffia. Giornale. Bianco. Proverbi. Fiera. Divorare. Dimezzato un po’ troppo. Cioè hai dimezzato tutto… solo alla fine.

Evelyn: Sì. Sì.

Carlo: Ottomila settecentocinquanta euro. Beh, è anche la… la cosa particolare del nostro gioco. Ieri, per esempio con il concorrente di ieri ha fatto l’en plein però poi non ha individuato la parola. Stasera hai dimezzato un po’ troppo e vedremo che cosa succede. Nel frattempo apro la busta. Ah… Evelyn. Fa’ un bel respiro. Sei quasi in apnea.

Evelyn: Eh… quasi sì.

Carlo: Come va?

Evelyn: Bene.

Carlo: Che mi racconti? Su! Eh? Tutto bene. Vogliamo vedere cos’hai scritto?

Evelyn: Sì.

Carlo: Giro…. Silvia, tu hai pensato qualche parola?

 

Canzone: Senza Averti Mai

Canzone: Senza Averti Mai
di Emma Marrone
Difficoltà: avanzato
Tempi: presente, gerundio

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Non dirmi no
Ti sto chiedendo solo un attimo
A corto di te
Le mie giornate sono ruggine
Lascia che sia
L’unico errore da rifare
Lasciami tua
Che cosa c’è
Oltre le cose che non dici di te
Sei fatto così
Parli con quei tuoi occhi fragili
A modo mio
Io cerco un film da lieto fine
Senza un addio
Non so stare a guardare
Cosa c’è da aspettare
Tu che ritorni e te ne vuoi già andare
Devo fare qualcosa forse tabula rasa
Ricominciare e poi sentirmi a casa
Amore inaccettabile
Sei sempre inarrivabile
Mi chiedo se sia giusto averti a un passo
Senza averti mai
Mi chiedo se sia giusto averti a un passo
Senza averti mai

Non ho un perché
Al mio incessabile bisogno di te
Mi sento così
Come una scelta da non prendere
Fai tutto tu
Quasi ti lasci avvicinare
E poi non vuoi più

Non so stare a guardare
Cosa c’è da aspettare
Tu che ritorni e te ne vuoi già andare
Devo fare qualcosa forse tabula rasa
Ricominciare e poi sentirmi a casa
Amore inaccettabile
Sei sempre inarrivabile
Mi chiedo se sia giusto averti a un passo addosso dentro
Senza averti mai

 

Canzone: L’Amore Qui Non Passa

Canzone: L’Amore Qui Non Passa
di Negramaro
Difficoltà: avanzato
Tempi: presente, congiuntivo presente, passato prossimo, condizionale passato

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Negli occhi di un bambino
uno sguardo da gigante
nei sogni di una donna
la bellezza irriverente
un vecchio che rincorre
quell’attimo fuggente
l’avesse preso prima
non ne avrebbe fatto niente
un tetto che si apre
dalla casa piove il cielo
qualcuno lo raccoglie
per poi farne del veleno
da bere a sorsi lenti
come gocce di cristallo
c’è una ragazza sola
che da sempre aspetta il ballo

L’amore qui non passa mai

Nel bacio degli amanti
che si scambiano i silenzi
c’è una storia da buttare
e un’altra tutta da rifare
nei sottoscala bui
e di questi angoli dispersi
c’è un cumulo di polvere
e desideri da mischiare
un cane si accontenta
di pisciare contro i muri
nessuna terra nuova
per cui valga fare i duri
il gatto resta fermo
a fissarlo sopra i tetti
quella ragazza ha perso
anche l’ultimo dei denti

L’amore qui non passa
l’amore qui non passa e non si vede ancora
l’amore qui non passa mai

l’amore qui non passa
l’amore qui non passa e non si vede ancora
l’amore qui non passa mai

Nell’ombra dei ricordi
di chi non ha mai vissuto
c’è uno che somiglia a te
e non l’hai riconosciuto
nei soldi che contiamo
c’è una smania devastante
di rimpicciolire il tempo
di accorciare le distanze

Nei segni che conservo
sulla pelle sei cicatrice
se bruci forte ancora
non è vero quel che si dice
da qui è passato amore
e se n’è andato svelto
ma sei rimasta mia
sei intrappolata dentro

E l’amore qui non passa
e l’amore qui non passa
l’amore qui non passa mai

E l’amore qui non passa
e l’amore qui non passa mai

L’amore qui non passa
l’amore qui non passa e bruci forte ancora
l’amore qui non passa mai
mai

 

Canzone: La Locomotiva

Canzone: La Locomotiva
di Francesco Guccini
Difficoltà: avanzato (Troppo difficile? Vedi la traduzione)
Tempi: presente, congiuntivo imperfetto, imperfetto, gerundio, congiuntivo trapassato, passato remoto, imperativo, passato prossimo

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Non so che viso avesse, neppure come si chiamava,
con che voce parlasse, con quale voce poi cantava
quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli
ma nella fantasia ho l’immagine sua
gli eroi son tutti giovani e belli
gli eroi son tutti giovani e belli
gli eroi son tutti giovani e belli

Conosco invece l’epoca dei fatti, qual era il suo mestiere:
i primi anni del secolo, macchinista, ferroviere
i tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti
sembrava il treno anch’esso un mito di progresso
lanciato sopra i continenti
lanciato sopra i continenti
lanciato sopra i continenti

E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano
che l’uomo dominava con il pensiero e con la mano
ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite
sembrava avesse dentro un potere tremendo
la stessa forza della dinamite
la stessa forza della dinamite
la stessa forza della dinamite

Ma un’altra grande forza spiegava allora le sue ali
parole che dicevano “gli uomini son tutti uguali”
e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via
la bomba proletaria e illuminava l’aria
la fiaccola dell’anarchia
la fiaccola dell’anarchia
la fiaccola dell’anarchia

Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione,
un treno di lusso, lontana destinazione
vedeva gente riverita, pensava a quei velluti, agli ori
pensava al magro giorno della sua gente attorno
pensava un treno pieno di signori
pensava un treno pieno di signori
pensava un treno pieno di signori

Non so che cosa accadde, perché prese la decisione
forse una rabbia antica, generazioni senza nome
che urlarono vendetta, gli accecarono il cuore
dimenticò pietà, scordò la sua bontà
la bomba sua la macchina a vapore
la bomba sua la macchina a vapore
la bomba sua la macchina a vapore

E sul binario stava la locomotiva
la macchina pulsante sembrava fosse cosa viva
sembrava un giovane puledro che appena liberato il freno
mordesse la rotaia con muscoli d’acciaio
con forza cieca di baleno
con forza cieca di baleno
con forza cieca di baleno

E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo
pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto
Salì sul mostro che dormiva, cercò di mandar via la sua paura
e prima di pensare a quel che stava a fare
il mostro divorava la pianura
il mostro divorava la pianura
il mostro divorava la pianura

Correva l’altro treno ignaro e quasi senza fretta
nessuno immaginava di andare verso la vendetta
ma alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno
“notizia di emergenza, agite con urgenza
un pazzo si è lanciato contro al treno
un pazzo si è lanciato contro al treno
un pazzo si è lanciato contro al treno”

Ma intanto corre, corre, corre la locomotiva
e sibila il vapore e sembra quasi cosa viva
e sembra dire ai contadini curvi il fischio che si spande in aria
“Fratello, non temere, che corro al mio dovere!
Trionfi la giustizia proletaria!
Trionfi la giustizia proletaria!
Trionfi la giustizia proletaria!”

E intanto corre corre corre sempre più forte
e corre corre corre corre verso la morte
e niente ormai può trattenere l’immensa forza distruttrice
aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto
della grande consolatrice
della grande consolatrice
della grande consolatrice

La storia ci racconta come finì la corsa
la macchina deviata lungo una linea morta…
con l’ultimo suo grido d’animale la macchina eruttò lapilli e lava
esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo
lo raccolsero che ancora respirava
lo raccolsero che ancora respirava
lo raccolsero che ancora respirava

Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore
mentre fa correr via la macchina a vapore
e che ci giunga un giorno ancora la notizia
di una locomotiva, come una cosa viva,
lanciata a bomba contro l’ingiustizia!
lanciata a bomba contro l’ingiustizia!
lanciata a bomba contro l’ingiustizia!