Canzone: Sincerità

Canzone: Sincerità
di Arisa
Difficoltà: intermedio
Tempi: presente, imperfetto, gerundio

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Ti piace Arisa? Vedi l’altra canzone di Arisa qui: Malamorenò.

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Sincerità
Adesso è tutto così semplice
Con te che sei l’unico complice
Di questa storia magica

Sincerità
Un elemento imprescindibile
Per una relazione stabile
Che punti all’eternità
Adesso è un rapporto davvero
Ma siamo partiti da zero
All’inizio era poca ragione
Nel vortice della passione
E fare e rifare l’amore
Per ore, per ore, per ore
Aver poche cose da dirsi
Paura ed a volte pentirsi
Ed io coi miei sbalzi d’umore
E tu con le solite storie
Lasciarsi ogni due settimane
Bugie per non farmi soffrire
Ma a volte era meglio morire

Sincerità
Adesso è tutto così semplice
Con te che sei l’unico complice
Di questa storia magica

Sincerità
Un elemento imprescindibile
Per una relazione stabile
Che punti all’eternità

Adesso sembriamo due amici
Adesso noi siamo felici
Si litiga quello è normale
Ma poi si fa sempre l’amore
Parlando di tutto e di tutti
Facciamo duemila progetti
Tu a volte ritorni bambino
Ti stringo e ti tengo vicino

Sincerità
Scoprire tutti i lati deboli
Avere sogni come stimoli
Puntando all’eternità

Adesso tu sei mio
E ti appartengo anch’io
E mano nella mano dove andiamo si vedrà
Il sogno va da sé, regina io e tu re
Di questa storia sempre a lieto fine

Sincerità
Adesso è tutto così semplice
Con te che sei l’unico complice
Di questa storia magica

Sincerità
Un elemento imprescindibile
Per una relazione stabile
Che punti all’eternità
Che punti all’eternità
Che punti all’eternità

Canzone: Alla Fiera dell’Est

Canzone: Alla Fiera dell’Est
di Angelo Branduardi
Difficoltà: intermedio
Tempi: passato remoto

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Alla fiera dell’est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
Alla fiera dell’est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò
E venne il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò
Alla fiera dell’est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell’est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto,
che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell’est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell’est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne l’acqua che spense il fuoco che bruciò il bastone che picchiò il cane
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell’est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il toro, che bevve l’acqua, che spense il fuoco,
che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell’est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il macellaio, che uccise il toro, che bevve l’acqua,
che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell’est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E l’angelo della morte, sul macellaio, che uccise il toro, che bevve l’acqua,
che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell’est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E infine il Signore, sull’angelo della morte, sul macellaio,
che uccise il toro, che bevve l’acqua, che spense il fuoco,
che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto,
che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.

Alla fiera dell’est, per due soldi, un topolino mio padre comprò

Favola: Riccidoro e I Tre Orsi

Walter Donegà legge meravigliosamente le favole per i bambini. Non sei un bambino/a? Non importa! Ti aiuta a capire meglio l’italiano! Ascolta la favola di Riccidoro e I Tre Orsi letto da Walter Donegà mentre leggi il testo seguente.

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C’erano una volta tre Orsi, che vivevano in una casina nel bosco. C’era Babbo Orso grosso grosso, con una voce grossa grossa; c’era Mamma Orsa grossa la metà, con una voce grossa la metà; e c’era un Orsetto piccolo piccolo con una voce piccola piccola. Una mattina i tre Orsi facevano colazione e Mamma Orsa disse «La pappa e troppo calda, ora. Andiamo a fare una passeggiata nel bosco, mentre la pappa diventa fredda.» Così i tre Orsi andarono a fare una passeggiata nel bosco.

Mentre erano via, arrivò una piccola bimba chiamata Riccidoro. Quando vide la casetta nel bosco, si domandò chi mai potesse vivere là dentro, e picchiò alla porta. Nessuno rispose, e la bambina picchiò ancora. Nessuno rispose: Riccidoro allora aprì la porta ed entrò. E là, nella piccola stanza, vide una tavola apparecchiata per tre.

C’era una scodella grossa grossa, una scodella grossa la metà e una scodella piccola piccola. Riccidoro assaggiò la pappa della scodella grossa grossa «Oh! È troppo calda!» disse. Assaggiò la pappa della scodella grossa la metà «Oh! È troppo fredda!» Poi assaggiò la pappa della scodella piccola piccola «Oh! Questa sì che va bene!» E se la mangiò tutta.

Poi entrò in un’altra stanza, e là vide tre seggiole. C’era una seggiola grossa grossa, c’era una seggiola grossa la metà e c’era una seggiola piccola piccola. Riccidoro si sedette sulla seggiola grossa grossa «Oh! Questa è troppo dura!» disse. Si sedette sulla seggiola grossa la metà «Oh! Questa è troppo molle!» Poi si sedette sulla seggiola piccola piccola «Oh! Questa sì che va bene!» E vi si sedette con tanta forza, che la ruppe.

Entrò allora in un’altra stanza e là vide tre letti. C’era un letto grosso grosso, c’era un letto grosso la metà, e c’era un letto piccolo piccolo. Riccidoro si stese sul letto grosso grosso «Oh! Questo e troppo duro!» disse. Provò il letto grosso la metà.

«Oh! Questo e troppo molle!» lnfine provò il letto piccolo piccolo «Oh! Questo si che va bene!» sospirò, e subito prese sonno.

Mentre Riccidoro dormiva i tre Orsi tornarono dalla passeggiata nel bosco. Guardarono la tavola, e Babbo Orso grosso grosso disse con la sua voce grossa grossa «Qualcuno ha assaggiato la mia pappa!» Mamma Orsa grossa la metà disse con la sua voce grossa la metà «Qualcuno ha assaggiato la mia pappa!» L’Orsetto piccolo piccolo disse con la sua voce piccola piccola «Qualcuno ha assaggiato la mia pappa e se l’è mangiata tutta!»

I tre Orsi entrarono nella camera accanto. Babbo Orso grosso grosso guardò la sua seggiola e disse con la sua voce grossa grossa «Qualcuno si è seduto sulla mia seggiola!» Mamma Orsa grossa la metà disse con la sua voce grossa la metà «Qualcuno si è seduto sulla mia seggiola!» E l’Orsetto piccolo piccolo gridò con la sua voce piccola piccola «Qualcuno si è seduto sulla mia seggiola e l’ha rotta!»

I tre Orsi entrarono infine nella camera da letto. Babbo Orso grosso grosso disse con la sua voce grossa grossa «Qualcuno si è steso sul mio letto!» Mamma Orsa grossa la metà disse con la sua voce grossa la metà: «Qualcuno si è steso sul mio letto!» E l’Orsetto piccolo piccolo gridò con la sua voce piccola piccola «Qualcuno si è steso sul mio letto, ed eccola qui!»

La voce acuta dell’Orsetto piccolo piccolo svegliò Riccidoro, e voi potete ben immaginare come si spaventò nel vedere i tre Orsi che la guardavano. Balzò giù dal letto, attraversò la stanza di corsa, saltò fuori dalla finestrella bassa, e fuggì via nel bosco tanto in fretta come mai le sue gambe l’avevano fatta correre.

 

 

Canzone: E Se Poi

E Se Poi
di Malika Ayane
Difficoltà: avanzato
Tempi: congiuntivo imperfetto, passato prossimo, condizionale presente, presente

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Questa bellissima canzone cantata da Malika Ayane è stata composta da Giuliano Sangiorgi  dei Negramaro. La voce di Malika è veramente bellissima. Guarda qui un video di un versione live su YouTube con sottotitoli in italiano e inglese o leggi il mio traduzione.

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E se poi
capissi che
tutto è uguale a prima
e come prima
mi sentissi inutile

Io non ho mai
pensato se
anche l’abitudine
è un bel posto
per ritrovare me

Ma senza di noi
ho ancora
quella strana voglia di
sentirmi sola
senza di noi
ma non da ora
se non altro per vederti
andar via ancora

E se mai
cercassi te
sarebbe per paura
e la paura è sempre quella
a vincere

E tu non puoi
far finta che
niente sia cambiato
dopo il cuore che ho strappato
via da te

Ma senza di noi
ho ancora
quella strana voglia di
sentirmi sola
senza di noi
ma non da ora
se non altro per vederti
andar via ancora

Senza di noi
ho ancora
quella smania di fuggire via da sola
ma senza di noi
chi vola?
sono solo ali e piume
e nient’altro ancora

Certo
che non ha prezzo il tempo
passato insieme a spasso
tra questo mondo e un altro
per trovare l’universo
adatto al nostro spazio
ogni giorno più stretto
per contenere i sogni
tutti dentro ad un cassetto
ed ecco perché scappo
ora ricordo e scappo
ho solo tanta voglia
di sentirmi viva adesso

Ma senza di noi
ho ancora
quella strana voglia di
sentirmi sola
senza di noi
non ora
se non altro per vedermi
andar via ancora

Certo
che non ha prezzo il tempo
passato insieme a spasso
tra questo mondo e un altro
per trovare l’universo
adatto al nostro spazio
ogni giorno più stretto
per contenere i sogni
tutti dentro ad un cassetto
ed ecco perché scappo
ora ricordo e scappo

Certo
che non ha prezzo il tempo
tu restami un po’ addosso

Canzone: Il Pescatore

Canzone: Il Pescatore
di Fabrizio de Andrè
Difficoltà: avanzato
Tempi: passato prossimo, imperfetto, passato remoto, congiuntivo trapassato

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All’ombra dell’ultimo sole
si era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso.

Venne alla spiaggia un assassino
due occhi grandi da bambino
due occhi enormi di paura
erano gli specchi di un’avventura.

E chiese al vecchio, “Dammi il pane
ho poco tempo e troppa fame”
e chiese al vecchio, “Dammi il vino
ho sete e sono un assassino”.

Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
non si guardò neppure intorno
ma versò il vino e spezzò il pane
per chi diceva ho sete e ho fame.

E fu il calore di un momento
poi via di nuovo verso il vento
davanti agli occhi ancora il sole
dietro alle spalle un pescatore.

Dietro alle spalle un pescatore
e la memoria è già dolore
è già il rimpianto di un aprile
giocato all’ombra di un cortile.

Vennero in sella due gendarmi
vennero in sella con le armi
chiesero al vecchio se lì vicino
fosse passato un assassino.

Ma all’ombra dell’ultimo sole
si era assopito il pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso.

See also: Bocca di Rosa di Fabrizio de Andrè