Canzone: Restiamo Qui

Canzone: Restiamo Qui
di Nek
Difficoltà: intermedio
Tempi: presente, condizionale presente, imperativo, congiuntivo presente

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Restiamo qui
ancora un po’
amica mia

Restiamo qui
è presto dai
e non guardare sempre l’ora
ma che fretta hai

da un po’ di tempo
vorrei parlarti
e non ci riesco mai
è poco che ci conosciamo
ma raramente ci confidiamo
io e te

noi presi da noi
ognuno coi problemi suoi
non ci fermiamo
e sbagliamo sai

Restiamo qui
amica mia
e il primo giorno
che c’è il sole andiamo via
ovunque sia

Per cominciare io ti amo
parola che non ti riuscivo a dire, che scemo
di te non posso fare a meno
se per te amore è soltanto un suono
per me è di più

io corro però
è ancora peggio se non so
rispondi è importante
anche che sia no

Restiamo qui
amica mia
e il primo giorno
che c’è il sole andiamo via
ovunque sia

Che bella che sei
io sono disarmato ormai
non farci caso
tu fai quel che vuoi, semmai
pensaci su oh
poi decidi tu

Restiamo qui
amica mia
e il primo giorno
che c’è il sole andiamo via
ovunque sia
Restiamo qui
amica mia
e il primo giorno
che c’è il sole andiamo via
ovunque sia

Canzone: L’Ultimo Bacio

Canzone: L’Ultimo Bacio
di Carmen Consoli
Difficoltà: intermedio
Tempi: presente

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Carmen Consoli è una cantautrice italiana. In questa canzone lei si riferisce a Domenico Modugno, un cantautore degli anni cinquanta, e alla sua canzone Piove (iTunes, Amazon). Domenico Modugno è famoso per un altro canzone però – Nel Blu Dipinto Di Blu (iTunes, Amazon)- noto anche come Volare. Leggi qui di Carmen Consoli e qui di Domenico Modugno in italiano.

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Cerchi riparo fraterno conforto
tendi le braccia allo specchio
ti muovi a stento e con sguardo severo
biascichi un malinconico Modugno

Di quei violini suonati dal vento
l’ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l’eroico coraggio di un feroce addio

ma sono lacrime mentre piove, piove
mentre piove, piove
mentre piove, piove

Magica quiete velata indulgenza
dopo l’ingrata tempesta
riprendi fiato e con intenso trasporto
celebri un mite e insolito risveglio

Mille violini suonati dal vento
l’ultimo abbraccio mia amata bambina
nel tenue ricordo di una pioggia d’argento
il senso spietato di un non ritorno

Di quei violini suonati dal vento
l’ultimo bacio mia dolce bambina
brucia sul viso come gocce di limone
l’eroico coraggio di un feroce addio
ma sono lacrime
mentre piove, piove
mentre piove, piove
mentre piove, piove

Favola: Biancaneve e i sette nani

Ascolta la favola di Biancaneve e i sette nani letto da Walter Donegà mentre leggi il testo.

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Era una fredda giornata d’inverno; bianchi fiocchi cadevano volteggiando dal cielo come piume leggere e una regina sedeva ricamando accanto alla finestra aperta. Mentre così se ne stava, ricamando e guardando la neve, si punse un dito con l’ago e tre gocce di sangue rosse come rubini caddero sul bianco manto nevoso. Tanta era la bellezza di quelle tre stille rosso fiamma sul bianco immacolato che la regina pensò: “Oh, se potessi avere una bambina dai capelli neri come l’ebano, dalle labbra rosse come il sangue e dalla pelle bianca come la neve!” Tempo dopo, diede alla luce una bambina a cui fu dato il nome di Biancaneve. Ma dopo poco si ammalò gravemente e morì. Un anno dopo il re si risposò. La sua seconda moglie era bella, ma anche gelosa e crudele, e non poteva tollerare neppure il pensiero che esistesse al mondo qualcuna più bella di lei.

Possedeva uno specchio magico, ed ogni giorno chiedeva: “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” e ogni giorno lo specchio rispondeva: “O mia regina, al mondo non c’è nessuna che sia più bella di te”. Intanto però, Biancaneve cresceva e diventava sempre più bella. L’invidia della regina cresceva di pari passo con la bellezza della fanciulla, tanto che la costringeva a vestirsi di stracci e a fare la serva. La principessina affrontava ogni fatica senza un lamento. Anzi, sempre allegra e sorridente. Solo un desiderio era solita confidare, cantando, alle amiche colombe: incontrare presto l’uomo dei suoi sogni. Un giorno, mentre si trovava accanto al pozzo, le bianche colombe le confidarono un segreto: “Questo” dissero tubando “è un pozzo incantato. Esprimi un desiderio affacciandoti ad esso e se udrai l’eco il desiderio diverrà realtà.” Così Biancaneve sussurrò: “Vorrei tanto trovare qualcuno che mi ami.” E non appena l’eco le rispose, nell’acqua del pozzo apparve un bel principe su un cavallo nero. Il principe guardava Biancaneve con tanta ammirazione che la fece arrossire e fuggire timidamente nella sua stanza. La regina, di lontano aveva assistito a tutta la scena. Subito impallidì per l’invidia e corse a rivolgersi al suo specchio magico: “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” e lo specchio le rispose: “Tu mia regina sei sempre bellissima, ma Biancaneve è più bella di te!” La regina non poteva tollerare una rivale: e così convocò un guardiacaccia e il suo fido e gli disse: “Porterai la principessa nella foresta, e là la ucciderai. Mi porterai poi il suo cuore come segno del delitto”. Il guardiacaccia portò Biancaneve nella foresta ma al momento giusto non ebbe il coraggio di ucciderla. Le intimò di scappare nella foresta, e sulla strada del ritorno uccise un cerbiatto per portare il cuore alla regina. Biancaneve corse a perdifiato nella foresta, fin quando non arrivò in una radura, dove sorgeva una minuscola e graziosa casetta: entrò e capì che ci viveva qualcuno, e pensò che abitassero sette bambini senza mamma.

C’erano infatti sette piccole sedie impolverate, sette piattini sporchi, sette camicine sporche e polvere e ragnatele dappertutto. Biancaneve non stette a pensarci su: prese scopa e strofinaccio, e di buona lena ripulì ogni cosa. Poi salì al piano superiore e vi trovò sette lettini di legno. Su ciascun letto era inciso un nome: Dotto, Gongolo, Eolo, Cucciolo, Brontolo, Mammolo e Pisolo. “Che strani nomi!” pensò Biancaneve. Poi, siccome era molto stanca , si addormentò sui lettini.

Gli abitanti della casa erano sette nanetti che lavoravano nella miniera di diamanti vicina. Rientrando trovarono Biancaneve e decisero di ospitarla, raccomandandole di essere estremamente prudente per via della regina cattiva. Per Biancaneve iniziò un periodo sereno, con nuovi amici ed a contatto con la natura. Ma un brutto giorno la regina cattiva chiese di nuovo allo specchio chi era la più bella del reame. E lo specchio magico le rispose : “Al di là dei sette monti, al di là delle sette valli c’è la casa dei sette nani, in cui vive Biancaneve che è ancora più bella di te”. La regina decise di uccidere Biancaneve: prese una mela, una mela bellissima e la immerse in un veleno magico. Poi si trasformò da mendicante, ed andò nella casa dei nani. Biancaneve stava preparando una torta e impietosita le offrì una fetta. In cambio la strega travestita le diede la mela e Biancaneve diede un morso.

Subito cadde a terra addormentata, sembrava morta! La strega fuggì felice: l’unico antidoto era il primo bacio d’amore, credeva che i nani vedendola morta l’avrebbero sepolta. Ma i nani, disperati non vollero separarsi da Biancaneve e la misero in una bara di cristallo nella foresta, per vegliarla in continuazione. Passò molto tempo. Un bel giorno un principe su un cavallo nero sentì la gente del villaggio parlare di quella meravigliosa fanciulla che giaceva addormentata nel bosco. Il suo cuore diede un sobbalzo. Si trattava forse della bellissima fanciulla che aveva visto un giorno a palazzo e che non era più riuscito a trovare? Subito cavalcò fino alla radura nel bosco.

Quando la vide non ebbe dubbi: era proprio quella fanciulla che aveva incantato il suo cuore, ed era morta! Mestamente, il principe sollevò il coperchio di cristallo e si chinò per dare un bacio al suo amore perduto… Immediatamente Biancaneve aprì gli occhi e sorrise: quel primo bacio d’amore aveva spezzato l’incantesimo. Così il sogno che un giorno Biancaneve aveva confidato al pozzo dei desideri divenne realtà.

Il principe la fece salire sul cavallo e partì con lei verso il suo palazzo tra le nuvole… dove vissero, per sempre, felici e contenti!